martedì 30 settembre 2014

10 buoni propositi per il Giorno della marmotta



Aspettando il parto il tempo si è fermato, sembra di stare in quel film con Bill Murray Ricomincio da capo (Il giorno della marmotta). Ogni giorno mi sveglio nella stessa giornata, forse Piccolé nascerà quando riuscirò a mettere a posto tutti i pezzi.

1. Fare i biscotti senza che passino dallo stadio 'crudi e mollicci' a quello di 'cookies fossili dell'età della pietra'.

2. Studiare per il concorsone per più di 20 minuti e leggere i giornali per davvero, senza fare finta.

3. Non maledire la 15esima telefonata della giornata che chiede: novità? Né i whats up del corso preparto dove sembra che tutte (ma proprio TUTTE le altre) abbiano già partorito.

4. Tenere la casa in ordine, o almeno sotto controllo, per più di 12 ore (poi torna A. e diventa impossibile).

5. Non pesarmi per nulla al mondo (la bilancia è il Nemico ancora di più delle pizzette con le olive che mi regalano al forno).

6. Camminare senza cedere né alla spinta agonistica (negli ultimi giorni ho fatto anche 12 piani di scale in salita e marciato per più di tre ore) né alla voglia di shopping compulsivo.

7. Non perdermi su Internet cercando 'induzione del parto fai da te' o simili. Della serie: può pinguino indurre parto? Cerca pinguino su ebay.

8. Non commuovermi fino ai singhiozzi guardando 16 anni incinta (una volta A. è tornato prima dal lavoro e si è spaventato).

9. Non dare fuoco al libro sulla gravidanza che dice: a quest'ora dovreste già avere tra le braccia il vostro bambino.

10. Non cedere alla tentazione di comprare un biglietto di sola andata per molto ma molto lontano e non tornare più.

domenica 28 settembre 2014

Tempo scaduto



Cisiamocisiamocisiamo... Falso allarme. Cisiamocisiamocisiamo... Naah. Cisiamocisiamocisiamo… Ormai il tempo è scaduto. Da due settimane ho un po' di contrazioni ma assolutamente disordinate e anarchiche. Sembra che il mio corpo sia accorto solo ora di ospitare una piccola clandestina ma non abbia ancora capito come fare a buttarla fuori e così prova dall'ombellico, dalla bocca, dal sedere, dal polpaccio, dal polso.

Piccolé, intanto, continua a bussare là in basso, ma non le apre nessuno. Ieri, al monitoraggio, continuava a suonare l'allarme perché il suo cuoricino correva come un matto. Povera bambina, dev'essere anche lei emozionatissima. Il dottor Cox dice che siamo nelle "condizioni ideali" ma non vediamo l'ora che nasca.



ps Le ragazze incinte sono abituate a sentirsi dire di tutto. Ma i Dangefò come al solito sono imbattibili e imprevedibili. Alcune perle: 

ASSEGNO DI MATERNITA' E NOSTALGIE - Solo cinque mesi? Pensa che nella Germania Est c'erano tre anni di maternità per tutte le lavoratrici, tre anni! Ma noi continuiamo a parlare come se la DDR fosse solo la Stasi. -

GRAVIDANZA E FEMMINISMI - Ti hanno detto che con quei fianchi sembri fatta a posta per fare bambini? Che cosa orribile! -

QUESTIONI DI PESO - Sei in ansia per la ciccia? Non dirlo a me, ho superato i 45 chili. Ma ti rendi conto? - (Conversazione avvenuto quando l'ago della mia bilancia segnava già più di 70 chili).

PRIORITA' DEL NEO-PAPA' - Domenica scade il termine della gravidanza. Non ti preoccupare, amore, la partita è saltata, possiamo stare tranquilli. -

Perfetto, possiamo stare tranquilli.

venerdì 26 settembre 2014

Leggi che ti passa



In queste settimane, armata di enormi occhiali nuovi, ho letto molto. Di solito sono una divoratrice di libri ma mai come adesso ho fatto fatica a concentrarmi e a farmi prendere da una storia. Solo alcune, così, hanno superato le mie resistenze.


La strada di Cormac McCarthy (Einaudi, 2007). "Ce la caveremo, vero, papà? Sí. Ce la caveremo. E non ci succederà niente di male. Esatto. Perché noi portiamo il fuoco. Sí. Perché noi portiamo il fuoco". Il mondo sta finendo e un uomo e suo figlio lottano per sopravvivere alla fame, al gelo e alla cattiveria degli ultimi uomini mentre continuano a cercare i "buoni". Il loro legame è l'unica cosa che resiste, che li tiene in vita. Una lettura  particolarmente adatta a un'apocalittica estate romana con il pancione.


Shantaram di Gregory D. Roberts (Neri Pozza, 2009). Le avventure infinite (più di 1000 pagine) e totalizzanti, nella Bombey degli anni 80, di un ricercato evaso da un carcere australiano, un medico della bidonville, un contrabbandiere, un eroinomane e un volontario della guerra in Afghanistan che incredibilmente sono la stessa persona (nonché l'autore). Questo libro mi è stato quasi imposto dal libraio che mi vedeva vagare senza meta tra gli scaffali dopo che gli avevo chiesto un saggio. - Che altro vuoi adesso? - mi ha detto con la consueta cortesia romana. - Sto cercando una storiona, un romanzo, ma faccio fatica a concentrarmi - gli ho risposto. Mi ha appioppato questo intreccio di grandi amori, viaggi, tradimenti, amicizie e vendette. Devo ricordarmi di ringraziarlo.


Il meglio della vita di Rona Jaffe (Neri Pozza, 2007). La New York degli anni 50 attraverso gli occhi di quattro ragazze che lavorano in una casa editrice, condividono sogni e catapecchie, si innamorano delle persone sbagliate (o, più raramente, di quelle giuste), escono la sera, bevono troppo, cercano una loro strada lontano da casa. Un testo del 1958 ancora fresco, divertente e "vero". Un'improbabile via di mezzo tra La campana di vetro di Sylvia Plath e Sex and the city.


Acciaio di Silvia Avallone (Rizzoli, 2010). Bello. Mi aspettavo molto e mi ha un po' deluso, come capita spesso in questi casi. È interessante come descrive la decadenza di un mondo che ho conosciuto per lavoro, quando la crisi della Lucchini e la lotta dei suoi operai arrivavano a Roma per il confronto con l'azienda e le istituzioni al ministero dello Sviluppo. Sull'acciaio e gli uomini che lo lavorano, una sorta di aristocrazia della classe operaia, c'è anche il bellissimo saggio di Alessandro Portelli Acciai speciali (Donzelli, 2008).


Hanno passato l'esame, inoltre:
La zia marchesa di Simonetta Agnello Hornby (Feltrinelli, 2004). Torbido ma affascinante.
La ragazza di Charlotte Street di Danny Wallace (Feltrinelli, 2012). Divertente.
Ora sto leggendo 
Fear of flying di Erica Jong (Open road media, 40th Anniversary Edition, 2013).


Ma la vera scoperta della gravidanza (grazie, S.) è stata
Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno di Ella Berthoud e Susan Elderkin (Sellerio, 2013). Centinaia e centinaia consigli di lettura per affrontare con un buon libro e un po' di leggerezza le situazioni più disparate dall'allergia all'autostrada al cancro, dall'avere bambini alla nausea, dalla noia alla paura di cadere dagli alberi. Le due autrici raccontano in maniera deliziosa classici e testi quasi sconosciuti, ti fanno venir voglia di leggere di tutto e non mi hanno ancora mai deluso. Per esempio ho trovato La strada alla voce Paternità e Il meglio della vita sotto Avere 30 anni. 

mercoledì 24 settembre 2014

Si salvi chi può


All'incombere del termine si stanno scatenando strani eventi naturali e innaturali. Ogni giorno mi sveglio con un nuovo "pezzo" fuori uso, anche non immediatamente connesso alla gravidanza. Ieri è toccato al polso che faceva malissimo, oggi ai polpacci, trafitti dai crampi, poi sono piena di vesciche e di strane bolle. Ma sono soprattutto la casa e A. che stanno dando forfait.

Nell'ultima settimana si sono rotti:
- il frigo,
- la doccia,
- la finestra della camera da letto e la portafinestra della sala,
- due bicchieri
- una tazza,
- il modem,
- si è seccata la pianta di menta e sta per seguirla l'origano,
- e sono certa che ci sono altre cose di cui mi accorgerò troppo tardi per rimediare in tempo.

Spero non siano segni premonitori della nascita di Piccolé e della sua potenza distruttrice: sembra che stia arrivando l'Apocalisse invece che una bambina. Per rilassarmi, visto che non riesco a stare al computer tra la connessione tartaruga e il tutore al polso, ho provato a fare dei biscotti. Me lo ha consigliato una ragazza del corso preparto dopo avermi mandato le foto dei piccoli capolavori che aveva realizzato. Sembrava così facile... ma decisamente ho sbagliato qualche cosa, sono bruttissimi (vedi foto).


ps Non posso farci niente, in fondo in fondo io non ci credo che tra pochissimo una bambina vera (anche se in miniatura) uscirà dalla mia pancia. Mi sembra semplicemente impossibile.

venerdì 19 settembre 2014

-10 all'obiettivo. Scommettiamo che...



Mi preparo ad andare all'ospedale per il monitoraggio come per una festa (del resto me lo hanno fissato dopo le 22, non è così strano fare confusione). Ho il vestito portafortuna e gli orecchini dell'India e i biscotti che mangiavamo a Parigi quando ci siamo conosciuti e anche le caramelle alla Coca Cola che mi piacevano tanto da bambina. Forse sto regredendo all'adolescenza, mi sono appena accorta di avere le unghie blu.

So già che non sarà la volta buona perché stamattina mi ha visitato la Fata Turchina, la dottoressa del consultorio, e ha smentito ancora una volta le mie sensazioni di "parto imminente" ma comunque è un passo in avanti e ormai manca davvero poco, dieci giorni al termine. Abbiamo scommesso con A: vinco io se nasce prima del 28, lui se nasce dopo, è pari se nasce proprio quel giorno. Piccolé, non facciamo scherzi...

lunedì 15 settembre 2014

100 di questi giorni, ma anche no



Ieri era il nostro anniversario di nozze, il primo. E ci aspettavamo che Piccolé avrebbe potuto farci una sorpresa e movimentare la festa con una corsa al pronto soccorso. Ecco, quella c'è stata ma non per la Panza... Per il papà.

A. aveva infatti la prima partita di rugby con la nuova squadra romana, un'amichevole. Ma dopo un minuto che era in campo è caduto male in un placcaggio e si è completamente bloccato dal torace al ginocchio. Non dimenticherò la faccia degli infermieri quando hanno visto arrivare in processione me con il pancione di nove mesi e dietro lui, una montagna d'uomo che non si reggeva in piedi per il dolore. Ero preoccupatissima, e sicura che avrei partorito lì.

Già una volta, a Milano, aspettavamo da così tanto che A. fosse dimesso dal pronto soccorso che stavo svenendo pure io, così sono finita nella barella accanto alla sua. Stavolta invece io e Piccolé abbiamo retto. Anche perché all'ospedale sono stati super-efficienti, dopo poco più di un'ora eravamo già fuori con una lastra, un paio di visite specialistiche e una pera di Toradol (Roma-Milano 1-0, sono soddisfazioni). Sembra che A. abbia solo una brutta contusione, più le tre ernie che già conoscevamo.

Ora sono le 4.36, lui se la ronfa e fa brum brum nel sonno vaneggiando di gare di moto con Brunetta (o con una brunetta). Meno male che avevamo iniziato i festeggiamenti del primo anniversario sabato, con una cenetta indiana a Monti e una passeggiatona, non avrei mai immaginato che sarebbero finiti così.


venerdì 12 settembre 2014

Sperlonga - Il gatto non c'è voluto venire


Al monitoraggio:
- Dottore, posso partire per qualche giorno?
- A che settimana sei?
- Alla 38esima.
- E dove vai?
- Non tanto lontano, giusto un paio d'ore da Roma, a Sperlonga.
- Vai, vai. Puoi andare perché è un bel posto. Metti che mi dicevi un postaccio, come Anzio, mica ti ci facevo andare...



Con il nulla osta del dottor Cox (ottenuto soprattutto grazie alla sua approvazione estetica della destinazione) siamo partiti per quattro giorni in campeggio a Sperlonga con canoa e pulmino. La panza che fino al giorno prima si agitava, abbassava e contraeva come se Piccolé dovesse nascere da un momento all'altro all'improvviso si è calmata. E in una cuccetta di nemmeno 1 metro e 50, stretta a un gigante, ho dormito bene come non mi capitava da mesi. Devo avere qualche gene nomade, un viaggio per me è sempre la cura migliore.


I giorni sono passati pigramente, tra bagni e letture, partite a backgammon e scorpacciate di alici (alici fritte, alici arrosto, alici all'aceto, pasta con le alici, sono una nostra passione, ma stavolta abbiamo esagerato: sembravamo finiti dentro quella scena di Forrest Gump sui gamberi). Abbiamo fatto anche qualche passeggiata, con la calma di chi è già stato nei posti e sa che ci tornerà.


La mia famiglia frequenta queste spiagge fin dalla fondazione del campeggio, negli anni 60, e non sono la prima pancia Dangefò cresciuta tra la rocca anti-pirati e la grotta di Tiberio. Nonna e i miei, con una carovana di più di dieci persone, erano stati qui fino a poche ore prima che arrivassimo. Avremmo dovuto raggiungerli per qualche giorno, ma poi A. aveva dovuto rimandare.

E così siamo partiti all'ultimissimo secondo, prima dell'arrivo di Piccolé. Ero così tonda che la canoa continuava a imbarcare acqua. Poi abbiamo visto il limite massimo di peso che poteva portare: 150 kg, A. da solo ne fa 110 e io, diciamo, decisamente più di 40. Meno male che il mare era una tavola.


Con il pulmino ogni viaggio, per quanto piccolo, è un'avventura. Ricordo una gita in montagna di quando ero bambina. Ci aveva fermato la polizia e aveva trovato il Volkswagen stracarico di ragazzini e valige. Guardando il cane Lillo che scodinzolava tra le nostre gambe un poliziotto aveva commentato: "Il gatto non c'è voluto venire?".



sabato 6 settembre 2014

Come Quelli di Beverly Hills


Ieri giornata da Beverly Hills, anzi da quel cartone ancora più scapestrato Siamo quelli di Beverly Hills. Mi mancava solo una limousine con piscina per scarrozzarmi da un appuntamento all'altro.

Ecco la mia agenda:
11.00 Visita ostetrica
13.00 Pranzo con un'amica di passaggio a Roma
15.30 Parrucchiere
17.00 Estetista

Ora sono (quasi) pronta al grande giorno di Flavia e Andrea.





venerdì 5 settembre 2014

Metamorfosi compiuta



37esima settimana di gravidanza. Qualche contrazione, panza sempre più bassa, Piccolé in posizione (in realtà era già così alla fine del sesto mese, che sia un po' ansiosetta?). Ormai pesa circa 3 chili ed è lunga 49 cm. "E' pronta" ha detto la radiologa, ma non sembra aver intenzione di nascere.

In effetti, chi glielo fa fare? Nelle ultime settimane mi sono trasformata io in una neonata gigante. Mangio, dormo, faccio il bagnetto, una passeggiata quando non fa troppo caldo. Fino a poco fa ogni tanto esageravo, la panza si gonfiava come un pallone e mi metteva KO per qualche ora. Adesso sono bravissima, Piccolé non potrebbe desiderare di meglio. Mentre se viene fuori si trova in balia del gigante (A.) e della balena (modestamente...), dilettanti allo sbaraglio come non mai.

Mi sono accorta che nonostante dieci incontri del corso preparto non ho idea di come si cambia un pannolino a una mini-bebé. E mi è tornato in mente un film che vedevo sempre da mio nonno Tre uomini e una culla, probabilmente la cosa più simile a una lezione di puericultura io abbia mai fatto. Per esempio mi ricordo che per addormentare la bambina le cantavano Au clair de la lune a più voci, ora non mi resta che convincere il papà a fare il controcanto.



ps A movimentare un po' la routine delle ultime settimane è tornato A. E, sorpresa! Potremmo andare in vacanza la prossima settimana. L'idea è di restare nel giro di 100-150 km da Roma, pronti a dirottare il pulmino sull'ospedale. Chissà se ce la faremo.