martedì 18 marzo 2014

Con ogni mezzo (pubblico)



Vivo a Roma, lavoro in centro e non ho il motorino. Ecco perché sono uno dei rarissimi romani over 16 e under 75 che prendono i mezzi pubblici.
Gli autobus, in particolare, sono il dominio esclusivo di studentelli, nonnetti, immigrati (tre categorie spesso in lotta tra loro) e intrepidi turisti che affrontano i mezzi nonostante:

1 sia semplicemente impossibile scoprire dove comprare i biglietti,
2 abbiano la pessima abitudine di non aggiornare l'insegna luminosa con il capolinea, per cui è facilissimo prenderli nella direzione sbagliata, anche perché
3 nessuno dei passeggeri fa il minimo sforzo per parlare inglese. Direi lo stesso degli autisti, ma non sono sicura se è un problema di lingua o è solo che sono troppo impegnati a parlare al cellulare mentre guidano.

Il romano tipo si tiene lontano dai mezzi pubblici come se fossero animali infetti e pericolosi. Ecco perché, forse, non mi avrebbe dovuto stupire più di tanto la scena di oggi. L'autobus è semivuoto, alla fermata salgono due ragazzi sui 25 anni, abbracciati. Lei si siede, esitante, lui - impavido, un po' ciccio, con tatuaggio tribale sul collo - si avvicina all'autista e riesce a distrarre la sua attenzione dal telefonino.

- Può guidare il più piano possibile che lei è incinta? -, gli fa. L'autista grugnisce. Guardo la ragazza e la sua pancetta poco più grande della mia, l'aria da panico di chi non sta su un autobus, ma sull'Apollo13. Lui la raggiunge e la stringe forte per farle coraggio. Non avevo mai pensato che la mia vita fosse così avventurosa.

2 commenti:

DITEMI SE CI SIETE PASSATI ANCHE VOI!