lunedì 6 ottobre 2014

Con Piccolé



Quaranta settimane e mezzo sono passate. Non siamo riusciti a realizzare nessuno dei buoni propositi con cui era partito questo blog: cambiare città per vivere insieme tutto l'anno, cambiare casa in modo da avere una cameretta per Piccolé e cambiare lavoro in cerca di un posto un po' più compatibile con la bimba. Non siamo riusciti neanche a mantenere la gravidanza segreta per i primi mesi, nei primi 30 giorni già ne erano a conoscenza 13 persone. Però la pupa ci è venuta bene, proprio bene, e l'avventura continua. La racconteremo in uno spazio tutto nuovo, C come Calamity, che sia la volta buona?

sabato 4 ottobre 2014

40 settimane e tre giorni dopo...



Ci penso io che mamma è un po' stanca. Sono arrivata il primo ottobre alle 14.02, blu come un puffo e bellissima. Mi hanno chiamato Sara, ma per tutti resto Piccolé. In realtà sono grande, grandissima, peso più di 3 chili e mezzo e sono alta 53 centimetri, del resto con il papà più grande del mondo…

Ho dovuto farmi un po' attendere, alla fine sono nata proprio nel giorno in cui mamma e papà si sono incontrati, 12 anni fa. Sorpresa! E poi anche questo diario, se mamma voleva che nascessi prima lo poteva chiamare 37 settimane e mezzo, quando una fa una scelta deve portarla fino in fondo. Ok, forse sono testona come lei. Per il resto ho le labbra carnose e gli occhi blu (per ora) del mio papà e anche un'orecchia un po' accartocciata da rugbista. Ho le mani e i piedi lunghissimi e rugosetti come una tartaruga delle Galapagos. Non mi sto ferma un secondo tranne al mattino, quando mi piace ronfare fino a tardi. Ho sempre fame anzi, già che mi ci fate pensare… TETTAAAAAAAAAAAAA!

martedì 30 settembre 2014

10 buoni propositi per il Giorno della marmotta



Aspettando il parto il tempo si è fermato, sembra di stare in quel film con Bill Murray Ricomincio da capo (Il giorno della marmotta). Ogni giorno mi sveglio nella stessa giornata, forse Piccolé nascerà quando riuscirò a mettere a posto tutti i pezzi.

1. Fare i biscotti senza che passino dallo stadio 'crudi e mollicci' a quello di 'cookies fossili dell'età della pietra'.

2. Studiare per il concorsone per più di 20 minuti e leggere i giornali per davvero, senza fare finta.

3. Non maledire la 15esima telefonata della giornata che chiede: novità? Né i whats up del corso preparto dove sembra che tutte (ma proprio TUTTE le altre) abbiano già partorito.

4. Tenere la casa in ordine, o almeno sotto controllo, per più di 12 ore (poi torna A. e diventa impossibile).

5. Non pesarmi per nulla al mondo (la bilancia è il Nemico ancora di più delle pizzette con le olive che mi regalano al forno).

6. Camminare senza cedere né alla spinta agonistica (negli ultimi giorni ho fatto anche 12 piani di scale in salita e marciato per più di tre ore) né alla voglia di shopping compulsivo.

7. Non perdermi su Internet cercando 'induzione del parto fai da te' o simili. Della serie: può pinguino indurre parto? Cerca pinguino su ebay.

8. Non commuovermi fino ai singhiozzi guardando 16 anni incinta (una volta A. è tornato prima dal lavoro e si è spaventato).

9. Non dare fuoco al libro sulla gravidanza che dice: a quest'ora dovreste già avere tra le braccia il vostro bambino.

10. Non cedere alla tentazione di comprare un biglietto di sola andata per molto ma molto lontano e non tornare più.

domenica 28 settembre 2014

Tempo scaduto



Cisiamocisiamocisiamo... Falso allarme. Cisiamocisiamocisiamo... Naah. Cisiamocisiamocisiamo… Ormai il tempo è scaduto. Da due settimane ho un po' di contrazioni ma assolutamente disordinate e anarchiche. Sembra che il mio corpo sia accorto solo ora di ospitare una piccola clandestina ma non abbia ancora capito come fare a buttarla fuori e così prova dall'ombellico, dalla bocca, dal sedere, dal polpaccio, dal polso.

Piccolé, intanto, continua a bussare là in basso, ma non le apre nessuno. Ieri, al monitoraggio, continuava a suonare l'allarme perché il suo cuoricino correva come un matto. Povera bambina, dev'essere anche lei emozionatissima. Il dottor Cox dice che siamo nelle "condizioni ideali" ma non vediamo l'ora che nasca.



ps Le ragazze incinte sono abituate a sentirsi dire di tutto. Ma i Dangefò come al solito sono imbattibili e imprevedibili. Alcune perle: 

ASSEGNO DI MATERNITA' E NOSTALGIE - Solo cinque mesi? Pensa che nella Germania Est c'erano tre anni di maternità per tutte le lavoratrici, tre anni! Ma noi continuiamo a parlare come se la DDR fosse solo la Stasi. -

GRAVIDANZA E FEMMINISMI - Ti hanno detto che con quei fianchi sembri fatta a posta per fare bambini? Che cosa orribile! -

QUESTIONI DI PESO - Sei in ansia per la ciccia? Non dirlo a me, ho superato i 45 chili. Ma ti rendi conto? - (Conversazione avvenuto quando l'ago della mia bilancia segnava già più di 70 chili).

PRIORITA' DEL NEO-PAPA' - Domenica scade il termine della gravidanza. Non ti preoccupare, amore, la partita è saltata, possiamo stare tranquilli. -

Perfetto, possiamo stare tranquilli.

venerdì 26 settembre 2014

Leggi che ti passa



In queste settimane, armata di enormi occhiali nuovi, ho letto molto. Di solito sono una divoratrice di libri ma mai come adesso ho fatto fatica a concentrarmi e a farmi prendere da una storia. Solo alcune, così, hanno superato le mie resistenze.


La strada di Cormac McCarthy (Einaudi, 2007). "Ce la caveremo, vero, papà? Sí. Ce la caveremo. E non ci succederà niente di male. Esatto. Perché noi portiamo il fuoco. Sí. Perché noi portiamo il fuoco". Il mondo sta finendo e un uomo e suo figlio lottano per sopravvivere alla fame, al gelo e alla cattiveria degli ultimi uomini mentre continuano a cercare i "buoni". Il loro legame è l'unica cosa che resiste, che li tiene in vita. Una lettura  particolarmente adatta a un'apocalittica estate romana con il pancione.


Shantaram di Gregory D. Roberts (Neri Pozza, 2009). Le avventure infinite (più di 1000 pagine) e totalizzanti, nella Bombey degli anni 80, di un ricercato evaso da un carcere australiano, un medico della bidonville, un contrabbandiere, un eroinomane e un volontario della guerra in Afghanistan che incredibilmente sono la stessa persona (nonché l'autore). Questo libro mi è stato quasi imposto dal libraio che mi vedeva vagare senza meta tra gli scaffali dopo che gli avevo chiesto un saggio. - Che altro vuoi adesso? - mi ha detto con la consueta cortesia romana. - Sto cercando una storiona, un romanzo, ma faccio fatica a concentrarmi - gli ho risposto. Mi ha appioppato questo intreccio di grandi amori, viaggi, tradimenti, amicizie e vendette. Devo ricordarmi di ringraziarlo.


Il meglio della vita di Rona Jaffe (Neri Pozza, 2007). La New York degli anni 50 attraverso gli occhi di quattro ragazze che lavorano in una casa editrice, condividono sogni e catapecchie, si innamorano delle persone sbagliate (o, più raramente, di quelle giuste), escono la sera, bevono troppo, cercano una loro strada lontano da casa. Un testo del 1958 ancora fresco, divertente e "vero". Un'improbabile via di mezzo tra La campana di vetro di Sylvia Plath e Sex and the city.


Acciaio di Silvia Avallone (Rizzoli, 2010). Bello. Mi aspettavo molto e mi ha un po' deluso, come capita spesso in questi casi. È interessante come descrive la decadenza di un mondo che ho conosciuto per lavoro, quando la crisi della Lucchini e la lotta dei suoi operai arrivavano a Roma per il confronto con l'azienda e le istituzioni al ministero dello Sviluppo. Sull'acciaio e gli uomini che lo lavorano, una sorta di aristocrazia della classe operaia, c'è anche il bellissimo saggio di Alessandro Portelli Acciai speciali (Donzelli, 2008).


Hanno passato l'esame, inoltre:
La zia marchesa di Simonetta Agnello Hornby (Feltrinelli, 2004). Torbido ma affascinante.
La ragazza di Charlotte Street di Danny Wallace (Feltrinelli, 2012). Divertente.
Ora sto leggendo 
Fear of flying di Erica Jong (Open road media, 40th Anniversary Edition, 2013).


Ma la vera scoperta della gravidanza (grazie, S.) è stata
Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno di Ella Berthoud e Susan Elderkin (Sellerio, 2013). Centinaia e centinaia consigli di lettura per affrontare con un buon libro e un po' di leggerezza le situazioni più disparate dall'allergia all'autostrada al cancro, dall'avere bambini alla nausea, dalla noia alla paura di cadere dagli alberi. Le due autrici raccontano in maniera deliziosa classici e testi quasi sconosciuti, ti fanno venir voglia di leggere di tutto e non mi hanno ancora mai deluso. Per esempio ho trovato La strada alla voce Paternità e Il meglio della vita sotto Avere 30 anni. 

mercoledì 24 settembre 2014

Si salvi chi può


All'incombere del termine si stanno scatenando strani eventi naturali e innaturali. Ogni giorno mi sveglio con un nuovo "pezzo" fuori uso, anche non immediatamente connesso alla gravidanza. Ieri è toccato al polso che faceva malissimo, oggi ai polpacci, trafitti dai crampi, poi sono piena di vesciche e di strane bolle. Ma sono soprattutto la casa e A. che stanno dando forfait.

Nell'ultima settimana si sono rotti:
- il frigo,
- la doccia,
- la finestra della camera da letto e la portafinestra della sala,
- due bicchieri
- una tazza,
- il modem,
- si è seccata la pianta di menta e sta per seguirla l'origano,
- e sono certa che ci sono altre cose di cui mi accorgerò troppo tardi per rimediare in tempo.

Spero non siano segni premonitori della nascita di Piccolé e della sua potenza distruttrice: sembra che stia arrivando l'Apocalisse invece che una bambina. Per rilassarmi, visto che non riesco a stare al computer tra la connessione tartaruga e il tutore al polso, ho provato a fare dei biscotti. Me lo ha consigliato una ragazza del corso preparto dopo avermi mandato le foto dei piccoli capolavori che aveva realizzato. Sembrava così facile... ma decisamente ho sbagliato qualche cosa, sono bruttissimi (vedi foto).


ps Non posso farci niente, in fondo in fondo io non ci credo che tra pochissimo una bambina vera (anche se in miniatura) uscirà dalla mia pancia. Mi sembra semplicemente impossibile.

venerdì 19 settembre 2014

-10 all'obiettivo. Scommettiamo che...



Mi preparo ad andare all'ospedale per il monitoraggio come per una festa (del resto me lo hanno fissato dopo le 22, non è così strano fare confusione). Ho il vestito portafortuna e gli orecchini dell'India e i biscotti che mangiavamo a Parigi quando ci siamo conosciuti e anche le caramelle alla Coca Cola che mi piacevano tanto da bambina. Forse sto regredendo all'adolescenza, mi sono appena accorta di avere le unghie blu.

So già che non sarà la volta buona perché stamattina mi ha visitato la Fata Turchina, la dottoressa del consultorio, e ha smentito ancora una volta le mie sensazioni di "parto imminente" ma comunque è un passo in avanti e ormai manca davvero poco, dieci giorni al termine. Abbiamo scommesso con A: vinco io se nasce prima del 28, lui se nasce dopo, è pari se nasce proprio quel giorno. Piccolé, non facciamo scherzi...

lunedì 15 settembre 2014

100 di questi giorni, ma anche no



Ieri era il nostro anniversario di nozze, il primo. E ci aspettavamo che Piccolé avrebbe potuto farci una sorpresa e movimentare la festa con una corsa al pronto soccorso. Ecco, quella c'è stata ma non per la Panza... Per il papà.

A. aveva infatti la prima partita di rugby con la nuova squadra romana, un'amichevole. Ma dopo un minuto che era in campo è caduto male in un placcaggio e si è completamente bloccato dal torace al ginocchio. Non dimenticherò la faccia degli infermieri quando hanno visto arrivare in processione me con il pancione di nove mesi e dietro lui, una montagna d'uomo che non si reggeva in piedi per il dolore. Ero preoccupatissima, e sicura che avrei partorito lì.

Già una volta, a Milano, aspettavamo da così tanto che A. fosse dimesso dal pronto soccorso che stavo svenendo pure io, così sono finita nella barella accanto alla sua. Stavolta invece io e Piccolé abbiamo retto. Anche perché all'ospedale sono stati super-efficienti, dopo poco più di un'ora eravamo già fuori con una lastra, un paio di visite specialistiche e una pera di Toradol (Roma-Milano 1-0, sono soddisfazioni). Sembra che A. abbia solo una brutta contusione, più le tre ernie che già conoscevamo.

Ora sono le 4.36, lui se la ronfa e fa brum brum nel sonno vaneggiando di gare di moto con Brunetta (o con una brunetta). Meno male che avevamo iniziato i festeggiamenti del primo anniversario sabato, con una cenetta indiana a Monti e una passeggiatona, non avrei mai immaginato che sarebbero finiti così.


venerdì 12 settembre 2014

Sperlonga - Il gatto non c'è voluto venire


Al monitoraggio:
- Dottore, posso partire per qualche giorno?
- A che settimana sei?
- Alla 38esima.
- E dove vai?
- Non tanto lontano, giusto un paio d'ore da Roma, a Sperlonga.
- Vai, vai. Puoi andare perché è un bel posto. Metti che mi dicevi un postaccio, come Anzio, mica ti ci facevo andare...



Con il nulla osta del dottor Cox (ottenuto soprattutto grazie alla sua approvazione estetica della destinazione) siamo partiti per quattro giorni in campeggio a Sperlonga con canoa e pulmino. La panza che fino al giorno prima si agitava, abbassava e contraeva come se Piccolé dovesse nascere da un momento all'altro all'improvviso si è calmata. E in una cuccetta di nemmeno 1 metro e 50, stretta a un gigante, ho dormito bene come non mi capitava da mesi. Devo avere qualche gene nomade, un viaggio per me è sempre la cura migliore.


I giorni sono passati pigramente, tra bagni e letture, partite a backgammon e scorpacciate di alici (alici fritte, alici arrosto, alici all'aceto, pasta con le alici, sono una nostra passione, ma stavolta abbiamo esagerato: sembravamo finiti dentro quella scena di Forrest Gump sui gamberi). Abbiamo fatto anche qualche passeggiata, con la calma di chi è già stato nei posti e sa che ci tornerà.


La mia famiglia frequenta queste spiagge fin dalla fondazione del campeggio, negli anni 60, e non sono la prima pancia Dangefò cresciuta tra la rocca anti-pirati e la grotta di Tiberio. Nonna e i miei, con una carovana di più di dieci persone, erano stati qui fino a poche ore prima che arrivassimo. Avremmo dovuto raggiungerli per qualche giorno, ma poi A. aveva dovuto rimandare.

E così siamo partiti all'ultimissimo secondo, prima dell'arrivo di Piccolé. Ero così tonda che la canoa continuava a imbarcare acqua. Poi abbiamo visto il limite massimo di peso che poteva portare: 150 kg, A. da solo ne fa 110 e io, diciamo, decisamente più di 40. Meno male che il mare era una tavola.


Con il pulmino ogni viaggio, per quanto piccolo, è un'avventura. Ricordo una gita in montagna di quando ero bambina. Ci aveva fermato la polizia e aveva trovato il Volkswagen stracarico di ragazzini e valige. Guardando il cane Lillo che scodinzolava tra le nostre gambe un poliziotto aveva commentato: "Il gatto non c'è voluto venire?".



sabato 6 settembre 2014

Come Quelli di Beverly Hills


Ieri giornata da Beverly Hills, anzi da quel cartone ancora più scapestrato Siamo quelli di Beverly Hills. Mi mancava solo una limousine con piscina per scarrozzarmi da un appuntamento all'altro.

Ecco la mia agenda:
11.00 Visita ostetrica
13.00 Pranzo con un'amica di passaggio a Roma
15.30 Parrucchiere
17.00 Estetista

Ora sono (quasi) pronta al grande giorno di Flavia e Andrea.





venerdì 5 settembre 2014

Metamorfosi compiuta



37esima settimana di gravidanza. Qualche contrazione, panza sempre più bassa, Piccolé in posizione (in realtà era già così alla fine del sesto mese, che sia un po' ansiosetta?). Ormai pesa circa 3 chili ed è lunga 49 cm. "E' pronta" ha detto la radiologa, ma non sembra aver intenzione di nascere.

In effetti, chi glielo fa fare? Nelle ultime settimane mi sono trasformata io in una neonata gigante. Mangio, dormo, faccio il bagnetto, una passeggiata quando non fa troppo caldo. Fino a poco fa ogni tanto esageravo, la panza si gonfiava come un pallone e mi metteva KO per qualche ora. Adesso sono bravissima, Piccolé non potrebbe desiderare di meglio. Mentre se viene fuori si trova in balia del gigante (A.) e della balena (modestamente...), dilettanti allo sbaraglio come non mai.

Mi sono accorta che nonostante dieci incontri del corso preparto non ho idea di come si cambia un pannolino a una mini-bebé. E mi è tornato in mente un film che vedevo sempre da mio nonno Tre uomini e una culla, probabilmente la cosa più simile a una lezione di puericultura io abbia mai fatto. Per esempio mi ricordo che per addormentare la bambina le cantavano Au clair de la lune a più voci, ora non mi resta che convincere il papà a fare il controcanto.



ps A movimentare un po' la routine delle ultime settimane è tornato A. E, sorpresa! Potremmo andare in vacanza la prossima settimana. L'idea è di restare nel giro di 100-150 km da Roma, pronti a dirottare il pulmino sull'ospedale. Chissà se ce la faremo.

domenica 31 agosto 2014

Di future mamme e future spose


Questo interminabile agosto alla fine è terminato con un finesettimana leggero leggero. C'era l'addio al nubilato dell'amica con cui ho diviso i primi anni di università e un monolocale di 26 metri quadrati a due passi dalla Senna prima che lei finisse a fare la cooperante in Africa e io la giornalista a Milano, e come potevo mancare? Ecco quindi una giornata di relax estremo in una piscina tra i tetti di Roma e una serata di fuoco in un localaccio messicano a Testaccio. Per me la notte è finita presto, poco dopo mezzanotte ero a letto, ma è bastata qualche ora tra amiche per farmi perdere il senso del tempo.

Chiacchierando a cena - Come mai conosci così bene Milano?
- Ci ho vissuto quattro anni ed è nato lì vicino il mio ragazzo.
Tutte a ridere: - Il tuo ragazzo? E che è, il tuo fidanzatino? Certo, e poi hai vent'anni e negli ultimi mesi hai solo messo su qualche chilo…
Non pensavo sarebbe stato così facile dimenticare di essere "diventata grande".


ps A proposito di "diventare grandi" oggi è il compleanno della mia cugina-gemella, siamo inseparabili e facciamo a capocciate da quando è nata, quattro mesi esatti dopo di me. Per festeggiarla abbiamo continuato a stare insieme con una domenica di chiacchiere e caffè. Ho scoperto che non conosceva alcune belle righe sui trentenni di Oriana Fallaci (del 1965, prima che rincitrullisse) e così gliele ho dedicate:

Sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni!
Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi.
Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna.




venerdì 29 agosto 2014

7 usi non convenzionali del pancione




Pesa, ingombra, schiaccia vescica e organi interni che nemmeno sapevi di avere, ma un pancione di notevoli dimensioni si presta a diversi impieghi utili e interessanti. Ecco i primi che mi vendono in mente:

Cuscino - Anche prima della gravidanza la mia pancia era stata sperimentata in questa funzione, in particolare da mia sorella quando eravamo piccole e aveva gli incubi. Lei, per stare più comoda, ci metteva sopra il suo cuscino prima di poggiare la testa. Ora non è più necessario.

Saltacode - Non funziona sempre e bisogna evitare di esagerare. Per esempio, a una festa del rugby sono andata talmente tante volte a prendere la birra per i miei amici che alla fine il barista ha sbottato: "Ma possibile che fanno venire sempre te! Va' che, se bevi tutta quella birra, il bambino lo anneghi". Ovviamente non era per me. Alla stessa festa mi sono beccata anche un: "Panzona e astemia, meno male che sei incinta, altrimenti saresti la ragazza con cui non uscire mai. Passi cicciotta, ma che neppure beve, no!".

Ariete - Soprattutto ai concerti, ma anche ai saldi, al mercato, alle conferenze stampa, dovunque è necessario farsi strada con un po' di decisione. Panza in fuori e passo marziale, e sei semplicemente inarrestabile.

Ammorbidente - Anche il più duro dei capotreni o degli operatori degli aeroporti si intenerisce di fronte a una quasi-mamma che sta cercando di raggiungere il semi-papà dall'altra parte d'Italia. Anche se ha un bagaglio di troppo o il biglietto sbagliato. È un po' il principio di quel film, Io sto con la sposa in cui, con la scusa di far parte di un (finto) corteo nuziale, cinque profughi palestinesi e siriani riescono ad attraversale l'Europa dall'Italia alla Svezia per chiedere asilo politico. Quale poliziotto di frontiera chiederebbe mai i documenti a una sposa?

Vassoio - È impossibile non macchiarsi di cibo, penne, colori e chi più ne ha più ne metta a causa della distanza innaturale che la panza impone di tenere dai tavoli, ma se ci si rassegna a stare sdraiati il pancione diventa un comodo appoggiatutto: brevettato in particolare per pc, libri e riviste, può rivelarsi utile (con un po' di pratica) anche per le coppe di frutta o di gelato.

Salvagente - Non so per quale motivo scientifico ma la panza galleggia tantissimo. Continua ad affiorare dall'acqua anche quando provi a stare in verticale. Potrebbe essere usata in caso di naufragio, come una specie di boa umana.

Scusa universale - Ritardatari cronici, una gravidanza è quello che fa per voi. Di fronte alle dimensioni da cetaceo, allo sguardo da triglia e al caratteristico passo da papera chi saprà tenervi il muso per qualche decina di minuti di attesa? Effetti collaterali: da non usare con amici, colleghi e parenti ansiosi, se non rispondete entro tre squilli del telefono già vi immaginano in pieno parto, bloccate nel traffico e con un tassista come ostetrica.


martedì 26 agosto 2014

Nono mese - punto stampa



Prende la parola Piccolé.

"Grazie a tutti di essere qui. Siamo a -1 dalla fine del campionato e siamo contenti di essere ancora in corsa per la vittoria. Sentiamo il peso di questa lunga stagione sulle nostre spalle e le condizioni del campo non ci aiutano ma siamo determinati a fare bene e a regalare belle emozioni ai nostri tifosi.

Colgo l'occasione per ringraziarli di non averci mai fatto mancare il loro supporto, questo fa veramente tanto, sono il nostro uomo in più. Soprattutto alla 33esima settimana, quando abbiamo rischiato di essere sbattuti fuori, averli al nostro fianco ha fatto davvero la differenza.

Voglio dedicare questo risultato al mio papà che non ha mai smesso di crederci. Mentre altri giocatori (vero, mamma?) hanno mostrato un disfattismo agghiacciante ed erano pronti ad arrendersi. Ora possiamo guardare avanti con ottimismo, consapevoli delle nostre capacità nello stretto e decisi a costruire tanto e bene. Daje forte".

sabato 23 agosto 2014

Ebola e pannolini



E' un po' che faccio la gradassa che non ha più paura del parto. Negli ultimi tempi in effetti sono così stanca della panza e di questo conto alla rovescia continuo che il terrore che accompagnava l'ora X è quasi scomparso (grazie anche a un libro anti-panico fricchettone 'La gioia del parto' di Ina May Gaskin). Era troppo bello per durare.

Oggi leggo il giornale e cosa ti scopro? Che l'Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto all'Italia di occuparsi del trasporto e della cura dei malati di ebola fuori dall'area di crisi (e questa sarebbe anche una buona  notizia, per una volta un attestato di stima internazionale). Ma indovinate un po' in quale ospedale sarebbero portati tutti i malati? Esatto! Proprio dove nascerà Piccolé. Tanto valeva passare le vacanze in Nigeria anziché a Ladispoli. Ora mi dico: andrà tutto bene, se li manderanno qui vuol dire che sanno come fare per gestire l'epidemia e le attività normali come i parti. Vero che lo sanno?

ps Qualche settimana fa fuori dall'ospedale è comparso lo striscione nella foto. I Dangefò giurano di non entrarci niente, ma io non ne sono mica tanto sicura...


martedì 19 agosto 2014

Deja vu



C'è stata un'altra estate simile, nel 1953.
- Sai che nonno viveva già a Torino quando è nata mamma? Ero incinta e ho preferito rimanere a Roma per partorire. Lo abbiamo chiamato quando iniziava il travaglio e lui ha guidato tutta la notte. Quando è arrivato era mattina e la bambina era già nata. Ho partorito sul tavolo della cucina dei miei, con un'ostetrica, poi mi hanno portato a letto in braccio. Ho traslocato al Nord pochi mesi dopo, appena abbiamo battezzato la piccola. Avevamo una casa austera e cupa, faceva freddo, non è stato facile -.
Nonna continuava a chiedermi se mi sarei trasferita di nuovo al Nord con Piccolé, poi ha iniziato a raccontare.

Ps Nonostante la decisione di provare a vivere a Roma, sembra più difficile del previsto per A. stabilirsi qui in modo relativamente stabile. È ripartito di nuovo, tornerà quando sarò al nono mese inoltrato. Meno male che adesso c'è il Frecciarossa e può essere a Roma in tre ore (non si offendano i No Tav ma io amo l'Alta velocità, mi ha cambiato la vita). Credo che anche nell'ipotesi di un travaglio super flash farà in tempo ad arrivare per la nascita di Piccolé.

venerdì 15 agosto 2014

Dopo l'Apocalisse


La Panza cresce in una Roma deserta e infuocata dove diventa un'avventura qualsiasi incombenza. Ieri pomeriggio, per esempio, è stato dedicato alla missione: spedire una lettera. I francobolli sembravano estinti da secoli, a sentire l'unico tabaccaio ancora aperto.

Ho l'impressione di vivere in uno di quei film post apocalittici in cui, dopo un'invasione aliena o un disastro naturale, sono sopravvissute poche decine di umani che vanno avanti nascondendosi alla luce del sole. Dopo giorni, ho individuato il ritrovo della resistenza degli uomini: villa Pamphili dalle sette di sera in poi, quando le ombre si allungano e offrono protezione contro il solleone.

Gli ultimi esemplari della specie umana vengono qui, e si allenano o meditano salutando il tramonto in posizioni yoga. Corrono quasi tutti, mentre l'aria si fa meno incandescente: adolescenti brufolosi, pensionati con i cani, maniaci del fitness, bonazze. Forse si preparano alla battaglia finale.

Corre anche A., che ha ripreso gli allenamenti per cercare da settembre una squadra da rugby nella Capitale (è forse la prova più tangibile della sua determinazione a trasferirsi qui). Io e Piccolé facciamo del nostro meglio, ma correre adesso è impossibile, passeggiamo su e giù per le collinette, tentando di nascondere il fiatone e di non farci attaccare dalle tartarughe mannare*.  Se mai arriverà un'astronave a salvarci dobbiamo conquistarci il nostro posto a bordo.



* A proposito di tartarughe carnivore, non ne ho mai viste di aggressive e violente come quelle di questo parco, sbranano anatre e cigni, sarà un altro segnale dell'Apocalisse?

Ps Astronave o non astronave, noi ce ne andiamo in campagna fino a domenica. Buon ferragosto a tutti!

mercoledì 13 agosto 2014

Memorie dalla Panza




Sostiene Piccolé: "Ce n'è voluto di tempo ma ormai l'hai capito anche te:

Mi piace ballare tutta la notte e poi ronfare fino all'ora di pranzo.
Mi piace il mare e fare il bagno.
Mi piacciono la cioccolata, la mozzarella e il cocomero.
Mi piace la signora del forno che mi regala i biscotti.
Mi piace camminare per ore.
Mi piace papà quando mette la faccia sulla panza o ride ad alta voce.
Mi piace il pugilato.
Mi piace Bob Marley (se non si può avere un po' di musica classica come dico io).
Mi piace la mucca, o sonaglio chiama-angeli che dir si voglia.
Mi piace la poltrona a righe.

Non mi piacciono i clacson, le teleconferenze, il traffico.
Non mi piacciono quelli che litigano.
Non mi piace l'odore dell'ammorbidente (invece la candeggina è "da sballo").
Non mi piace la stazione.
Non mi piace la vicina strillona.
Non mi piacciono i film lunghi e quelli che fanno paura.
Non mi piace fare shopping.
Non mi piacciono i Metallica (anche se papà dice che sto solo pogando).
Non mi piace la metropolitana.
Non mi piace stare seduta tranquilla.

Ci voleva tanto?"

lunedì 11 agosto 2014

Sul Litorale



I nordicissimi genitori di A. hanno preso una casetta al mare, vicino Roma, per prepararsi all'arrivo di Piccolé. Il risultato nell'insieme è più che soddisfacente, ma l'operazione ha presentato qualche imprevisto.

Una piccola prova è che, nonostante siano a meno di 30 chilometri dalla Capitale, ogni volta che parlano di una nuova amicizia salta fuori che è di Varese, di Milano o al massimo di Vicenza. Come abbiano fatto a trovare anche quaggiù un'enclave lombardo-veneta resta un mistero.

Il Nord gli manca e si vede da tanti piccoli dettagli, come il puré di patate che compare a tavola all'infuocata ora di pranzo (ad agosto) e il "saltimbocca alla romana" dopato da un'aggiunta di fontina e speck. Restano convinti, inoltre, che Solbiate Arno sia molto più fornita di Roma di cibo e generi di ristoro (per esempio il parmigiano se lo portano rigorosamente da casa ogni volta).

E, abituati ai villaggi sul Mar Rosso, si sono adeguati alla meglio allo stabilimento "vintage" con le sdraio scricchiolanti, la cedrata Tassoni e i regazzini coatti al biliardino (pare uscito da Poveri ma belli). Solo di fronte ai teppistelli più scatenati alzano uno sguardo preoccupato e domandano: Ma a Piccolé le lascerete fare così?


Ps. Intanto a Roma
Un passante fa ad A. - Nun è che c'hai un accento proprio de Caserta, da ndo vieni?
- Sono di Varese, ho sposato una romana.
- ...E te sei preso 'sta croce!
- Sa che non è il primo che me lo dice?
- È che noi romani semo stronzi, ma ce lo potemo dì sortanto noi.


Pps. A. legge il post e si indigna - Guarda che sul parmigiano c'hanno ragione loro! - Ecco, appunto.


sabato 9 agosto 2014

Casalinghe disperate, puffi secchioni e Tomb Raider



E all'improvviso quel momento è arrivato. Niente più lavoro, sono in ferie! È una liberazione, ma fa anche un po' paura. Tutto questo tempo libero e troppe domande su cosa succederà adesso. Anche perché l'inizio della "maternità" è stato movimentato da un falso allarme travaglio che mi ha immobilizzata a casa per due giorni. Tutta la mia solidarietà va a chi ha dovuto passare così gran parte della gravidanza.

Ora che mi sono rialzata e ho finito di lavare tutte le cose di Piccolé, montare la culla, organizzare fasciatoio e simili devo decidere che fare della mia vita (almeno nelle prossime sei settimane e mezzo). Intanto, per non saper né leggere né scrivere, ho fatto il corso di ginnastica preparto di Heidi Klum perché qualunque cosa mi riserverà il futuro sarebbe bello affrontarlo da figacciona. Poi mi sono messa a visualizzare le opzioni disponibili.


Imparo a cucire. È un vecchio sogno ma sono paziente e precisa come un grizzly.


Parto da sola anche se A. lavora, io me ne vado al mare.


Mi dò al bricolage e sistemo casa una volta per tutte.


Raggiungo amici in vacanza.


Inizio a studiare per il Concorsone (la solita secchiona).


Vado a Milano nella mia migliore interpretazione della mogliettina anni 50.


Mi trasferisco in campagna.


Tiro fuori la reflex e vado in cerca di avventure.


Rapisco A. e me lo porto lontano.


Entro in letargo.

ps Al momento l'ipotesi più accreditata è: le faccio tutte!


mercoledì 6 agosto 2014

Bandiera bianca



È che ci sono un po' di cose difficili all'ottavo mese di gravidanza, cose come: 
Dormire
Stare seduta
Stare in piedi
Stare sdraiata
Camminare
Guidare
Viaggiare
Mangiare
Concentrarsi
Fare l'amore

e io non so metterla in altri termini, mi sono stufata. 
Ecco quindi che mi arrendo e provo a stare più tranquilla.

Colgo al volo l'offerta del grande capo di andare in ferie una settimana prima di quando avevamo previsto. Per fortuna finora è un agosto soporifero lavorativamente parlando. Di solito, però, si passa da "Niente di nuovo sul fronte occidentale" a "Si salvi chi può" senza soluzione di continuità. Spero per chi è ancora arruolato che la bonaccia duri, quanto a me: ne riparliamo a febbraio. Sembra tra una vita.


Ps Tra le cose difficili c'è anche scrivere o pensare a cose che non riguardino Piccolé. Sembra essermi andato in pappa il cervello. Passerà? Ore 4.30 provo a tornare a dormire.

lunedì 4 agosto 2014

Valigie per l'estate




Va bene tutto ma le mutande a rete no. Ho preparato, a poco meno di due mesi dall'ora x, la borsa per l'ospedale. A quanto sembra sarà l'unica "valigia" dell'estate 2014, perché A. è incastrato a lavoro e io sono troppo tonda e pigra per aggregarmi alle vacanza di altri amici.

Poco grave, spero di recuperare presto grazie al primo viaggio con Piccolé. E poi c'è tanto da fare dall'inventario di tutte le cose per lei allo studio di incastri per sistemarla in casa (in cui finalmente si vede da luce dopo l'intervento dello zio-to-be architetto) fino al montaggio di culle e compagnia bella.

Ecco quindi che ho riletto il rito del bagaglio perfetto, parte essenziale di ogni inizio estate, in chiave "parto". Stavolta niente scarpe da trekking, ma
- tre camicie da notte adatte per allattare (e fin qui ci siamo), 
- quattro completini per Piccolé (ho rischiato di perdermi nel labirinto delle taglie perché ci sono tutine 0-1 mesi più grandi dei body 3 mesi e altre così mini che non ci entrerebbe nemmeno adesso), 
- asciugamani per me e per lei, 
- pannoloni post parto da film horror (sono più grandi e spessi di quelli per la bambina! Da aver paura di dissanguarsi) 
- e mutande a rete per contenerli (perché nessuno slip da donna sarebbe grande abbastanza). Ecco, è a questo punto che sono entrata nel panico.




Ps In uno slancio di grande generosità condivido i miei due siti preferiti su cosa portare in vacanza per evitare di viaggiare carichi come somari. Il primo, One bag è un po' estremo e spiega come poter andare dappertutto e per tutto il tempo del mondo con un solo bagaglio, quello "a mano". Il secondo invece, the Universal packing list suggerisce cosa portare a seconda di alcune caratteristiche del viaggio, dalla destinazione all'alloggio, dalla compagnia (anche bambini con meno di un anno e mezzo)  allo stile: con bagaglio mini, leggero, medio, pesante e da "ho con me degli sherpa". Indispensabile.

mercoledì 30 luglio 2014

L'alleato che non ti aspetti



Per chi come me litiga da sempre con un sedere a dir poco "ingombrante", ritrovarselo all'improvviso come alleato è quasi uno choc. Ma è una delle sorprese della gravidanza: negli ultimi otto mesi, i miei fianchi (molto) larghi hanno visto gli sguardi soddisfatti e i sorrisi compiaciuti di dottori, ostetriche e donne anziane: "sembri fatta a posta per avere bambini".

Anche Piccolé ha mostrato di apprezzare e si è fin dall'inizio accomodata in orizzontale in quella culla a due piazze che è il mio bacino. Era sdraiata lì in tutte le ecografie fino a quando non è finita a testa in giù, all'inizio del settimo mese. Poi non ho capito se è cresciuta troppo e non è riuscita più a girarsi o se ha deciso che si era fatta 'na certa (per i non-romani: era tardi, ora di nascere), ma è rimasta così: zampe per aria e testa in basso. Pare che non le vada il sangue alla testa e che non diventerà tutta scema per questo, me lo hanno assicurato.

Un anticipo di questo periodo di gloria del mio sederone era arrivato una decina di anni fa, in Marocco. Ero a Fez, in un hamman fuori mano, dove mi ero avventurata con alcune amiche per provare com'era un "vero" bagno turco. Siamo entrate e abbiamo visto delle vecchie sedute a chiacchierare, a tingersi i capelli e farsi la ceretta a vicenda. La cosa strana è che ci spizzavano (squadravano) come neanche i peggiori coattoni del bazar e poi commentavano tra loro le nostre forme. Ecco, già in quell'occasione, di fronte ai miei fianchi esagerati, trattenevano a stento l'entusiasmo. Avevo pensato: devo ricordarmi di tornare da queste parti quando avrò bisogno di una dose di autostima.



ps La gravidanza procede bene, sono entrata nell'ottavo mese. Da un po' ho un grosso bozzo sulla panza, pensavo fosse la testa di Piccolé e invece l'ultima eco ha svelato il mistero: non è la testa, ma il sederotto. Sembra che non sia sfuggita neanche lei al marchio di famiglia. Povera Piccolé! Posso sempre consigliarle un viaggio in Marocco, quando sarà un po' più grande.







domenica 27 luglio 2014

Mamme mangia-rane alla riscossa



Era facile e non ci avevo pensato. Volevo sapere come far posto alla pupa in una casa dove non ce n'è? Come viaggiare con lei ancora in fasce? Come tornare ad avere una vita sociale, una vita di coppia e un girovita da vespa dopo il parto? Bastava cercare sul web in francese.

Io non sono particolarmente francofila. Ho vissuto a Parigi con la netta sensazione di corteggiarla e di essere respinta. Sono stata bene ma, dopo un anno, ero felice di tornare alla mia Roma. Da allora i parigini mi stanno un po' antipatici. Però devo ammettere che le mamme francesi sono un portento: grazie anche a uno stato sociale che noi ce lo sogniamo, fanno un sacco di figli, lavorano, sono belle, colte, avventurose.

Ho letto qualche tempo fa un articolo che diceva che le donne incinte di tutto il mondo cercano più o meno le stesse cose su Internet. Dalla mia esperienza non è tanto vero (sicuramente è diverso quello che TROVANO su Internet). Cerchi in italiano "viaggiare con figli piccoli" e trovi mamme che scrivono che non è poi impossibile, per esempio loro sono andate in Costa Smeralda con i loro pargoli di... sette anni! Lo cerchi in francese e trovi bebè di cinque mesi che sono stati in viaggio on the road a Cuba, a sette mesi in Thailandia, a 10 mesi in India (e sembrano sopravvissuti).

Allo stesso modo su cibo, sesso e lavoro le francesi sembrano capaci di ottenere quello che vogliono senza fare troppe rinunce. Forse è il caso di scopiazzarle un po', come con i vestiti, ma senza dirlo ad alta voce (mica gli posso dare questa soddisfazione).



ps Qualche dato Eurostat: la Francia è il primo Paese in Europa per fecondità con 2,01 figli per donna (l'Italia si ferma a 1,43, la media Ue è di 1,58) e al tempo stesso ha un tasso di occupazione femminile del 60% (contro il nostro 47,1% e una media Ue del 58,6%). Niente male. Certo, aiuta che i bambini francesi sotto i tre anni che vanno all'asilo nido sono il 46%, quasi il doppio di quelli italiani (26%) e molti di più della media europea (30%).