venerdì 12 settembre 2014

Sperlonga - Il gatto non c'è voluto venire


Al monitoraggio:
- Dottore, posso partire per qualche giorno?
- A che settimana sei?
- Alla 38esima.
- E dove vai?
- Non tanto lontano, giusto un paio d'ore da Roma, a Sperlonga.
- Vai, vai. Puoi andare perché è un bel posto. Metti che mi dicevi un postaccio, come Anzio, mica ti ci facevo andare...



Con il nulla osta del dottor Cox (ottenuto soprattutto grazie alla sua approvazione estetica della destinazione) siamo partiti per quattro giorni in campeggio a Sperlonga con canoa e pulmino. La panza che fino al giorno prima si agitava, abbassava e contraeva come se Piccolé dovesse nascere da un momento all'altro all'improvviso si è calmata. E in una cuccetta di nemmeno 1 metro e 50, stretta a un gigante, ho dormito bene come non mi capitava da mesi. Devo avere qualche gene nomade, un viaggio per me è sempre la cura migliore.


I giorni sono passati pigramente, tra bagni e letture, partite a backgammon e scorpacciate di alici (alici fritte, alici arrosto, alici all'aceto, pasta con le alici, sono una nostra passione, ma stavolta abbiamo esagerato: sembravamo finiti dentro quella scena di Forrest Gump sui gamberi). Abbiamo fatto anche qualche passeggiata, con la calma di chi è già stato nei posti e sa che ci tornerà.


La mia famiglia frequenta queste spiagge fin dalla fondazione del campeggio, negli anni 60, e non sono la prima pancia Dangefò cresciuta tra la rocca anti-pirati e la grotta di Tiberio. Nonna e i miei, con una carovana di più di dieci persone, erano stati qui fino a poche ore prima che arrivassimo. Avremmo dovuto raggiungerli per qualche giorno, ma poi A. aveva dovuto rimandare.

E così siamo partiti all'ultimissimo secondo, prima dell'arrivo di Piccolé. Ero così tonda che la canoa continuava a imbarcare acqua. Poi abbiamo visto il limite massimo di peso che poteva portare: 150 kg, A. da solo ne fa 110 e io, diciamo, decisamente più di 40. Meno male che il mare era una tavola.


Con il pulmino ogni viaggio, per quanto piccolo, è un'avventura. Ricordo una gita in montagna di quando ero bambina. Ci aveva fermato la polizia e aveva trovato il Volkswagen stracarico di ragazzini e valige. Guardando il cane Lillo che scodinzolava tra le nostre gambe un poliziotto aveva commentato: "Il gatto non c'è voluto venire?".



2 commenti:

  1. Sì! Ci vuola qualche gene nomade per certe cose e sicuramente ce l'avrai ;)
    I miei geni penso siano proprio tutti nomadi. Gli amici stretti di famiglia, ci chiamavano i "rolling stones". Abbiamo attraversato più volte il Brasile in 5+cane in una variant II (wolkswagen 1981 - http://images.thesamba.com/vw/gallery/pix/208381.jpg).

    Penso che la tua piccola si sta già divertendo un sacco! ;)

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    Risposte
    1. I Rolling Stones… Ahaha! Fantastica la Variant e il Brasile è una delle prossime destinazioni dei sogni.
      Speriamo che davvero anche Piccolé abbia un animo giramondo

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