sabato 28 giugno 2014

Scoperte del settimo mese di gravidanza - ninja, cervi e telecomandi




Scoperte del settimo mese di gravidanza:
  1. La pianura a Roma non esiste, se non stai arrancando in salita inizia a preoccuparti per il ritorno.
  2. Le macchie solari delle donne incinte non sono una leggenda (A. tutto contento - Guarda! Sei piena di lentiggini - doh!).
  3. Forse potrai controllare le smagliature, ma la cellulite... vince sempre lei!
  4. Svegliarti ogni giorno alle 5 ha i suoi aspetti positivi, consideralo un allenamento per i primi mesi con Piccolé.
  5. Per evitare palpeggiamenti non richiesti sulla panza non bastano mosse da contorsionista che neanche al circo Orfei.
  6. Consigli e cazziate sono proporzionali alla crescita del girovita (pure una suora mi ha strillata per strada: - Sei troppo scollata! Aspetti un bambino -).
  7. Non importa quanto ce la metti tutta, non riuscirai mai a mettere lo smalto sui piedi (reputati fortunata che ancora li vedi sotto la panza).
  8. E comunque quelle salsicce gonfie che ti ritrovi alla sera non sarebbero un bello spettacolo nemmeno spennellate da Mirò.
  9. Se ti sei stancata troppo te ne accorgi sempre tardi, quando arrivi a letto e parte la rappresaglia di Piccolé.
  10. Mai sottovalutare la potenza ninja di un quasi-neonato. 


ps La mamma cervo conosce un trucco che le invidio moltissimo. Se c'è una situazione stressante, una stagione troppo rigida o rischi per lei e per il cucciolo, può mettere in pausa la gravidanza. Il cerbiatto resta parcheggiato nella panza, continua a vivere ma non cresce, in attesa di un momento migliore per nascere. Si chiama diapausa. Poi, quando è tutto a posto, riprende a svilupparsi e viene alla luce come se niente fosse. Della serie: eccomi qua, scusate il ritardo.

Mi piacerebbe avere un telecomando tipo quello della mamma cervo, o uno ancora più potente così quando non sopporto più la panza, posso tornare un po' indietro a quando entravo ancora nei miei vestiti. Invece, quando mi sento in forma posso mandare "avanti veloce" e arrivare quasi al parto subito subito.  Vista la mia confusione del momento, però, per Piccolé sarebbe come stare su un ottovolante: a tutta birra fino alla quarantesima settimana! Ma siamo matti, che paura indietro tutta fino al terzo mese. Ora un bello sprint. No, così è troppo veloce, metto la retro. Povera bimba, forse è meglio che certi superpoteri li abbia solo chi sa usarli con saggezza, come la mamma di Bambi (e alcuni insetti).

mercoledì 25 giugno 2014

Per niente "tristi" a Trieste


È stata la mia prima volta a Trieste, una città affascinante, piena di fantasmi. 
Ci sono i caduti della Grande guerra che vegliano dall'alto del Parco delle rimembranze, dove alberi e pietre riportano il loro nome, e ci sono le memorie del magazzino 18, al vecchio porto. Lì aspettano il ritorno dei loro proprietari, dal 1947, i mobili e i ricordi degli esuli dell'Istria e della Dalmazia, che hanno lasciato le loro cose in attesa di portarle in nuove case. Molti sono emigrati, e ormai nessuno tornerà a rivendicare quello che con tanta cura aveva portato con sé nella fuga.


Trieste è una città strana, persa in riti e storie d'altri tempi. La cattedrale di San Giusto era piena come non ho mai visto nessuna altra chiesa, per la consacrazione di quattro nuovi preti, e altrettanto affollati erano i vecchi bar e le osterie, tra i pensionati che sorseggiavano un bianchino (e i 30 mila ragazzi venuti per il concerto dei Pearl Jam). Le statue di Joyce, Svevo e Saba facevano parte del paesaggio urbano e il tassista che ci ha portato al concerto stava leggendo nell'attesa un libro Thomas Mann.


Trieste è una città schizofrenica, divisa tra l'Austria e il Mediterraneo. Metà dei ristorantini del porto servivano stinchi di maiale, würstel e crauti, l'altra metà pesce, e da sempre il giardino "all'italiana" del castello Miramare lottava con la bora. Stavolta era stato sconfitto al punto che tutte le piante erano morte e doveva essere portata nuova terra per ricrearlo da capo, come succede periodicamente fin dai tempi di Massimiliano D'Asburgo.



 Ps Con la scusa di non saper scegliere tra cucina di mare e mitteleuropea A. ha cenato almeno tre volte in una sola sera. Prima a un buffet marinaresco, con una sorta di tapas del Nord Est all'Antipastoteca di mare (tra gli altri assaggi: spuma di merluzzo, sardacce in sesame, alici in saor, polenta bianca, crostini). Poi con un piatto di fusi allo scoglio. E ancora, in un altro locale, il buffet Da Bepi (in Via Cassa di Risparmio 3), con un vassoio di maiale lesso, dalla lingua alla guancia al cervello ad altre delicatezze per palati fini. Ha chiesto poi se poteva avere anche dell'altro e gli hanno portato un piatto pieno di piedini di porco. Ha domandato se avevano ancora qualcos'altro e gli hanno detto che aveva finito tutto, ma potevano fargli due salsicce. Si è mangiato pure quelle, poi abbiamo preso un gelatino e siamo andati a nanna. Ha dormito come un bambino.


lunedì 23 giugno 2014

Keep on rockin' - Pearl jam e panze a Trieste


Cara Piccolé, questo è un Concerto. Abbiamo retto bene alla prova stadio e i Pearl Jam ci hanno ricompensato con una scaletta da urlo. Tre ore di musica nel cielo di Trieste di cui mezz'ora l'abbiamo passata a ballare, il resto al sicuro nell'area stampa, panze e carrozzine.  


Comunque qualche salto me lo sono concesso anche lì, tra le occhiatacce di chi mi aveva fatto entrare senza pass perché sembrava che dovessi partorire da un momento all'altro. Ma come resistere? Tu, del resto, sei stata bravissima. Per aprire le danze con calci e capriole hai aspettato di tornare alla pensione, all'una passata, volevi pogare un po' con la tua mamma?


A. all'inizio è corso davanti a fare casino con gli altri amici, ma poco dopo ci ha raggiunte ed è stato con noi, subito al di fuori dal "recinto" della zona vip, abbastanza basso da concederci qualche bacio alla Romeo e Giulietta. Continuava a ripetere "concerto epocale! Concerto epocale!", contentissimo perché alcune canzoni non le aveva mai sentite prima dal vivo. Io invece ero felice di riascoltare soprattutto quelle che conosco meglio e so (più o meno) canticchiare. Mai una volta che fossimo d'accordo...



ps Tuo papà era davvero emozionato ad averti lì con noi: quando avevamo comprato i biglietti per il concerto, tu non eri ancora "in cantiere". E con la solita esagerazione che lo contraddistingue già alla data di Milano ti aveva comprato tre tutine dei Pearl Jam uguali identiche spiccicate in tutto tranne che nella taglia. Chissà se ti piaceranno, è stato il suo primissimo regalo per te.  



sabato 21 giugno 2014

Cose da vietare in gravidanza (o forse no) - Verso Medea di Emma Dante


Giovedì sono andata a Villa Adriana - Tivoli è uno dei miei posti preferiti vicino Roma - per vedere Verso Medea di Emma Dante con la mia famiglia, è stato il regalo di compleanno per papà. Ma allora lo fai apposta! Direbbe qualcuno, visto che sto accumulando una serie di film e spettacoli abbastanza "duri" per una ragazza incinta (tra tutti L'ultimo inquisitore di Milos Forman con Javier Bardem e Natalie Portman). O forse sembra a me che, da quando sono diventata più sensibile sul tema, ci siano infanticidi, rapimenti di bambini, aborti e chi più ne ha più ne metta dovunque io guardi.

Per assurdo, però, questa Medea, madre snaturata per eccellenza, mi è sembrata un inno alla maternità. La parte più riuscita dello spettacolo sono infatti le chiacchiere delle donne sterili di Corinto, interpretate da uomini che sognano di pancioni e gravidanze. Medea la pazza (Elena Borgogni) è la sola e l'unica ad avere il potere di riprodursi e di dare un futuro alla città, che sarà dannata per averla tradita. A rendere ancora più intensa questa maledizione è il coro dei Fratelli Mancuso in cui risuonano le voci dei bimbi mai nati. Bella anche la scena del parto di Medea come rito collettivo. Tornata a casa, mi sono addormentata sentendomi potentissima.





ps Trieste… Pearl Jam… sto arrivando! Roma, ci rivediamo lunedì sera. Vorrei un applauso per la maturità dimostrata nel rinunciare ad andare anche alla data di Milano del tour di Eddie & Co, nonostante avessi il biglietto e tanti amici che avrei visto solo lì. Due concerti, tre città e 1.763 km in un solo weekend sono sembrati eccessivi anche a me con una panza di quasi sette mesi. Ma è stata dura!





giovedì 19 giugno 2014

Di cattive maestre e brave terroriste



Tra le soddisfazioni di questo periodo c'è tanto tempo per leggere, soprattutto ora che A. è ripartito, diluvia e, quando finalmente raggiungo il divano, ho voglia di uscire pari a zero. Leggo cose strane, per più di un mese sono rimasta incastrata in una storia sul traffico di oppio nell'Ottocento tra la Cina e il Regno Unito (Il fiume dell'oppio di Amitav Ghosh), affascinante ma interminabile, poi mi sono scatenata.

Due libri, in particolare, mi hanno fatto pensare: La brava terrorista di Doris Lessing (grazie S per il regalo!) e I miei anni a rincorrere il vento di Barbara Comyns. Entrambi amatissimi. La brava terrorista è una ragazza che vive in una comune, nella Londra degli anni 70, e sta decidendo se aderire all'Ira. Tra partite di esplosivo e agenti del Kgb, lei trasforma da sola la vecchia casa che cade in pezzi portandoci luce, acqua, gas, zuppa calda e fiori, tra gli sguardi scettici dei compagni, troppo impegnati con la rivoluzione per dare una mano a pulire i bagni. Intanto i rapporti  con la sua famiglia diventano sempre più tesi, ma è davvero così diversa da sua madre?

I miei anni a rincorrere il vento, invece, è il racconto esilarante fatto da un'artista e modella degli anni 30 della sua disastrosa esperienza della maternità tra un marito viziato all'inverosimile, amici bohémien e fame nera durante la grande depressione. Alcune pagine, come quelle del parto in un ospedale per poveri, sono abbastanza traumatiche, ma c'è la certezza che oggi non potrebbe mai andare così male (o almeno spero). E poi le avventure di Sophia sono la prova che la capacità di sorriderci su, alla fine, paga. Ecco il momento in cui scopre di essere incinta: "Charles disse: - Oddio, che cosa dirà la mia famiglia? Come detesto l'idea di diventare padre e spingere una carrozzina! - Al che io dissi: - Neanche io voglio diventare una cavolo di madre. Scapperò. - Poi mi ricordai che se fossi scappata il bambino sarebbe venuto con me ovunque fossi andata".


Ps Seguo il suggerimento di una saggia amica che mi consiglia di non dire sempre che va tutto bene. In realtà, va tutto bene ma da qualche giorno mi va a fuoco lo stomaco, all'improvviso brucia da matti, mi viene la nausea, penso che non ce la faccio più, ma poi passa.



martedì 17 giugno 2014

Confessioni da una sconosciuta - Il parto perfetto




Qualche giorno fa chiacchieravo con una ragazza che non conosco, amica di amici, mamma di una bimba piccola. Mi dice che lei ha avuto un parto "perfetto" e io, abituata ai soliti racconti drammatico-splatter, in cui a un certo punto rischiano la morte la mamma, il pupo, l'ostetrica e pure il papà, la nonna e il pesce rosso, mostro subito interesse.

Lei - Sai perché il mio parto è stato così rapido e poco doloroso? Ne sono sicura, è stato perché avevo il perineo molto ma molto allenato.
Io (un po' delusa) - Ah già, ho sentito: i massaggi con l'olio di mandorle e gli esercizi.
Lei - Ma quali esercizi... Ma quale olio di mandorle! E' che ho fatto un sacco di sesso fino al nono mese, anzi fino all'ultimissimo giorno.
Poi è sparita. (Secondo me la mandava A).

sabato 14 giugno 2014

Le chiavi sono (sempre) nella borsa



Me lo scrivo qui a perenne memoria:
Quando non trovi le chiavi sono nella borsa (il tutto sta nel capire in quale borsa),
Il telefono è nascosto in bagno,
Gli occhiali sono caduti dietro il comodino,
Blocco e penna sono in cucina (hai guardato nel frigo?).

È incredibile quanto tempo riesco a perdere, soprattutto se sono già in ritardo, nel cercare sempre le stesse cose (che sono alla fine sempre negli stessi posti). È come rileggere ogni giorno lo stesso giallo e stupirsi che l'assassino sia sempre lo stesso (il maggiordomo?).

Sono ancora piu svampita del solito, la mia casa sembra quella del film Memento piena di post it con quello che dovrei ricordare e il cellulare è diventato una specie di orologio a cucù: suona ogni mezz'ora con i suoi avvisi "Ore 14.30 conferenza stampa tal de tali!", "16.30 dottor Cox", "18.00 Pilatessss". A volte diventa persino arrogante. Giorno 1: "Ricorda di passare all'ufficio del personale per la maternità". Giorno 2: "Vai all'ufficio del personale!". Giorno 5: "UFFICIO DEL PERSONALEEEEEE!".

In qualche modo così riesco a cavarmela ma, anche se con la panza e il caldo mi muovo a rallentatore, mi sembra di essere sempre all'inseguimento delle cose da fare. Meno male che il prossimo weekend me ne vado a Trieste! Roma, Memento, orologi a cucù, non ne voglio saperne niente fino a lunedì sera.

giovedì 12 giugno 2014

In incognito (proprio una bella coppia)



Al secondo tentativo, finalmente l'ecografia morfologica di Piccolé è andata bene. Per festeggiare siamo andati a mangiare nella pizzeria dove ci siamo sposati. 
Non c'era il ragazzo che aveva seguito tutti i preparativi, così pensavamo di passare inosservati: è stato quasi un anno fa e il locale anche stavolta era strapieno. Invece ci hanno riconosciuto i camerieri, ci hanno fatto un sacco di feste e offerto il pranzo. 

Mi ha fatto piacere e dentro di me ho pensato, con modestia zero: è che siamo davvero una bella coppia. Poi ho ricordato che spesso veniamo notati non tanto per la nostra bellezza quanto perché risultiamo molto buffi.
Il massimo è stato tre anni fa in Terra del Fuoco. Per un giro in barca a vela finiamo insieme a dei ragazzi. Ci presentiamo e quelli fanno:
- Ma ci siamo già visti! Vi ricordate quando avete chiesto informazioni per prendere il treno? Noi eravamo lì. E poi siamo passati mentre facevate l'autostop e siamo finiti nello stesso pullman per tornare a Ushuaia.

Io giurerei di non averli mai visti prima. Vedi, penso come al solito: ci ricordano perché siamo proprio una bella coppia, questi qua invece sono anonimissimi (aggiungo, perché oltre che modesta so essere anche molto simpatica). Rispondo:
- Ma davvero? Io non vi ricordo per niente. Che memoria! Come avete fatto a riconoscerci? 
Stranamente non rispondono: "perché siete bellissimi" ma scoppiano a ridere indicando il mio cappello rosso (di cui vado molto fiera) e la stazza di A.
- È stato facile! Questo qua è un gigante e tu c'hai una fragola in testa.




Ps È arrivata l'estate e la voglia di partire mi si porta via. Continuo a pensare ai viaggi che ho fatto e a quelli che vorrei fare. Il piano però è di reggere a lavoro fino al 15 agosto e poi sarò all'ottavo mese inoltrato, troppo in là per sognare grandi avventure. Ma magari un campeggetto non troppo lontano da Roma


lunedì 9 giugno 2014

La carica dei Dangefò 2.0


L'eccitazione Dangefò è ai massimi per l'arrivo del nuovo esponente della famiglia. Giovedì è nato infatti l'ultimo cuginetto* "grande" di Piccolé e anche lei si è unita ai festeggiamenti generali con una notte di salti e capriole (arg!). Ha aperto le danze sulla chat di famiglia, alle 6 di mattina, il nonno dall'Albania, in teoria era lì per lavoro, ma resta il forte sospetto che sia stato mandato lontano perché era troppo agitato all'avvicinarsi dell'ora X. Poi c'è stato chi scriveva e declamava versi (per accogliere il piccoletto e prepararlo alla lotta), chi li postava su Facebook, chi organizzava la processione all'ospedale, chi si occupava delle emozionatissime sorelline, chi approfittava della situazione per rilanciare in grande stile la campagna Bring back our Ciccio.

Io ho fatto tardi all'orario delle visite e non sono riuscita a conoscere il bambino il primissimo giorno. Però ho visto la mamma, in piedi e in splendida forma nonostante un parto complicato. E ho approfittato dell'occasione per lanciarmi in un assalto alle ostetriche con mille domande e in un'incursione in una sala parto libera, la stessa dove potrebbe nascere Piccolé. Me lo avevano consigliato al corso preparto ed effettivamente è stato bello.  La stanzetta, la stessa per il travaglio e per il parto, è piccola e accogliente, poco "ospedaliera", con uno strano letto-poltrona trasformabile, una sedia, un lavandino e una bilancia per neonati. La gioia per la nascita del nipotino, poi, unita alle chiacchiere con la mamma e all'incontro con le ostetriche, che mi sono piaciute subito, mi hanno aiutato a vincere un po' di paura. Speriamo che duri...

* Ok, cugino di secondo grado, ma è uguale. 
Non accetto storie, pretendo una zietà estesa (almeno) ai figli dei miei cugini e degli amici più cari. Sono discussioni continue con quelli che si battono per riconoscere solo la parentela più stretta e formale, mentre A, secondo me, fa un macello. I figli di suo cugino? Per lui sono cugini anche loro, e non nipoti. E' EVIDENTE che ha torto. 


venerdì 6 giugno 2014

L'invasione delle ultra-panze


Ci sono pance di ogni genere e il corso preparto ne mostra un assortimento quasi completo. A me fanno pensare a tante automobili. La tedesca ha evidentemente una panza Smart, supercompatta e efficientissima. Poi c'è quella tonda e fighetta della mamma fondamentalista cattolica, direi che sembra una 500 nuova, e quella aerodinamica e sportiva della maniaca del fitness. 

La giapponesina ha, come ti sbagli, una diavoleria ipertecnologica: la sua pancia è minuscola, stavo cadendo dalla sedia quando ho saputo che è all'ottavo mese di gravidanza (forse l'ha presa da Muji). Mentre la panza della ragazza ecuadoregna la definirei un modello familiare un po' vintage, come un maggiolone old style. Abbiamo poi l'unica già-mamma che sfoggia con orgoglio un piccolo suv e un'altra che aspetta due gemelli, potrebbe essere una Multipla.

E la mia pancia com'è? Non saprei. Ancora non sporge tanto, è piuttosto spaparanzata sulla superficie dei fianchi (lì ce ne ha di spazio). La cosa che le somiglia di più è, forse, il minipulmino Volkswagen di famiglia. Piccolo, nel suo genere, ma tondeggiante, lento e "inarrestabile". 

mercoledì 4 giugno 2014

Milano è bella, speriamo che nessuno se ne accorga


Ho riconquistato Milano a fatica questa volta, ma ne è valsa la pena.
Prima ho dovuto vincere le resistenze di A. che non vuole che vado al Nord finché lui non si trasferisce a Roma perché già così spendiamo più in biglietti che per l'affitto di casa sua (secondo me, in realtà, è un modo di coprire la sua doppia vita con il nuovo coinquilino/concubino rugbista ventenne).
Poi ci si è messo lo sciopero dei trasporti e il mio volo di venerdì sera è stato cancellato.
Alla fine, anche sul nuovo volo di sabato all'alba risultavo in overbooking e ho dovuto dare il peggio di me, tra suppliche e minacce, per riuscire a imbarcarmi.


La Madunina però mi ha ricompensato, accogliente come non mai. Due giorni di sole e rugby sul naviglio a Cernusco, una festa con gli amici di Varese, una giornata tutta per noi due (evviva la festa della Repubblica!). Bello. Mi sono ricordata perché mi piaceva tanto vivere lì. 
Che Roma è bella lo sanno tutti, ma Milano ha un suo fascino che sfugge ai più, a partire dai milanesi che scappano fuori città ogni finesettimana come topi in fuga da una nave che affonda. E così ti trovi nei giorni di festa a uscire di casa nella strada silenziosa, salire su un vecchio tram semivuoto e ritrovarti quasi in solitudine, rispetto alle orde di turisti che ci sono da noi, in giro per il centro.


Siamo andati a vedere i cantieri di Porta Nuova e li abbiamo trovati quasi conclusi e animati, con bambini che giocavano al biliardino più lungo del mondo in mezzo a grattacieli futuristici. Mentre nell'area dove deve sorgere l'Expo c'è ancora solo polvere e polemiche, in questa zona sembra che il 2015 sia già arrivato, e che sia meglio di come ce l'aspettavamo.



Poi siamo andati a vedere la mostra del World press photo al 10 corso Como, anche in questo caso zero ressa e calma assoluta nella cascina più chic (e snob) di Milano. Abbiamo dato una sbirciatina al nuovo Eataly che ha aperto al posto del teatro Smeraldo - abbiamo scoperto così dove erano finiti tutti i milanesi che erano rimasti in città - e attraversato Brera fino al castello. Infine un saluto al Duomo, un giro in libreria e di nuovo sul tram per tornare con molta calma verso casa. Eravamo così stanchi alla fine della passeggiata che appena rientrati in via Ampere ci siamo addormentati tutti e due.



Ps Godzilla deve essersi mangiato Piccolé. Non c'è altra spiegazione logica alla scomparsa delle bollicine e dei volteggi con cui finora si era manifestata la bambina e all'arrivo di forti zampate e i pestoni nella mia pancia. In effetti, vista la mia grazia da bisonte, era molto strano avere per figlia una mini-ballerina. Appena mi metto tranquilla, ora, inizia un terremoto, sarà sempre così?






domenica 1 giugno 2014

150 giorni, 239 ore, 19 minuti



Sono passati più di 150 giorni da quando è iniziata questa storia della gravidanza, è tempo dei primi bilanci. Che cosa ho combinato tutto questo tempo?

- Ho dormito 1.681 ore o giù di lì
- Ho comprato e usato smalto per unghie da ragazzina (arancione, ma davvero?)
- Ho sfondato una bilancia, e c'è ancora chi mi dice "mica si vede che sei incinta"
- Sono stata cinque volte allo stadio, quattro al mare, tre a Milano, una a Londra
- Ho comprato un reggiseno che mi sta grande come cappello
- Ho rimorchiato come non mai, mi ha sorriso pure un cantante noto per l'antipatia
- Ho monopolizzato le amiche single, che fame di racconti di cotte e bagordi!
- Ho fatto 11.828 km in aereo, 3.442 in treno, probabilmente molti di più in autobus
- Ho derubato le amiche con figli di oggetti, storie, vestiti e pensieri
- Ho mangiato oltre 4,4 kg di fragole, circa 5 kg di olive e quasi 10 di pizza bianca
- Ho impostato Spotify su musica classica con lo scopo esplicito di prendere calci
- Sono caduta correndo con i tacchi sui sanpietrini
- Ho visto più di 500 ore di film e serie tv 
- Ho messo l'olio antismagliature con sorprendente semi-regolarità
- Ho passato 79 giorni con A (più 30 di viaggio di nozze!)
- Ho rimediato un trio, una culla svedese, due tiralatte (ma non sono sicura di saperli montare) 

Nessun progresso, al momento, sul fronte casa (per non parlare di una libreria nuova che giace abbandonata nella cantina di nonna), lavoro e lontananza del papà ma non buttiamoci giù. Se penso a come eravamo partiti (vedi Cose molto pericolose)...