giovedì 24 aprile 2014

Come Calamity Jane (W le mamme eretiche)


Io non pensavo nemmeno che Calamity Jane, la cowboy, fosse davvero esistita. Che avesse avuto una bambina, poi, non l'avrei mai e poi mai immaginato. Se ce l'ha fatta lei, posso farcela anch'io, ho pensato mentre mi aggiravo, il giorno dopo aver scoperto di essere incinta, in una delle mie librerie preferite (quella di via del Governo Vecchio). È così che le lettere di Calamity alla figlia sono diventate il primo libro che ho letto su maternità e gravidanza (edizioni Mimesis) .

Ora, non direi che la donna di frontiera è un modello di mamma perfetta, tutt'altro visto che affida la piccola (la cui nascita non risulta in nessuna cronaca o documento ufficiale) a una famiglia meno turbolenta della sua e riparte per nuove avventure, ma continua per tutta la vita a scriverle e a pensare a lei mentre guerreggia con i pellerossa, si accapiglia nei saloon, trova nuovi amici e nuovi amori, e adotta tutti i ragazzetti e le ragazzette indifese che trova sul suo cammino.

La scelta di questo libro come prima lettura della gravidanza mi è sembrata all'inizio una nuova prova di quanto sarò una madre degenere, ma poi è stato troppo divertente e anche di ispirazione contro il rischio di impantanarmi in lagne su quanto sia difficile fare un figlio oggi con un lavoro precario, un marito lontano ecc. ecc. e su quanto sia complicato conciliarlo con la mia vita. Ho ricordato che ci sono professioni molto più anti-bimbo della mia (la scorta alle carovane nel Far west, per esempio) e che possono essere fichissime.

Altri libri un po' eretici che mi hanno consigliato le mie amiche in tema panze e dintorni sono 
- Bebé a costo zero di Giorgia Cozza (Oscar Mondadori), su cosa non comprare per crescere al meglio i propri pargoli,
- Il bello del pancione di Kaz Cooke (Piemme), per ridere su cliché e luoghi comuni sulla gravidanza, e
- La gioia del parto di Ina May Gaskin (Bonomi editore), che tenta di scardinare il terrore nero a cui viene associato il giorno X con storie di donne a cui è andato bene, più che bene, fino a quelle che hanno avuto veri e propri orgasmi mentre partorivano. 

Magari aiuterà ad avere un po' meno paura anche me, che ci metterei la firma subito a evitarmi tutto l'ambaradan con un bel cesareo. Too posh to push, dicono a Londra, che sarebbe "troppo fighetta per spingere", ma in inglese suona molto meglio.

5 commenti:

  1. Non ti eviti proprio un bel niente col cesareo mi spiace...

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  2. Ciao! Ti leggo da un pò di giorni. E farlo mi fa tornare indietro di sette anni, quando facevo una vita di corsa con un lavoro doppio molto ma molto anti-bimbo (giornalista e addetta comunicazione aziendale)... e mi vantavo di viaggiare sempre e solo col piccolissimo bagaglio a mano!

    Ti direi di pensarci da subito a cosa vorrai fare dopo. Non è mai troppo presto per organizzarsi. Anche se un figlio va in cima alle priorità, organizzarsi aiuta a non perdersi da sé stesse dopo la nascita. Non essere troppo esigente con te stessa ma pianifica se puoi, fin da ora.

    Il parto cesareo ci da l'illusione di tenere tutto sotto controllo ma non è così. Ho avuto gravidanze bellissime, tranquille (e leggerissime) ma dopo l'ultimo taglio cesareo quasi non mi facevano uscire dall'ospedale per gestosi post-parto e insufficienza renale.

    In pratica, entrai con dei pantaloni pre-maman taglia 38 ma negli stessi pantaloni, tre giorni dopo il parto, non ci passavano nemmeno le mie caviglie! Ero gonfia a punto di non riuscire a camminare nè tanto meno dedicarmi alla bimba. Eppure dai miei accertamenti, risultavo sanissima!

    Non avevo scelta nel primo parto. La bimba era grande e in orizzontale, non aveva compiuto il giro verso l'uscita e nel provare a farlo aveva ben 3 circolari di cordone al collo. La seconda bimba invece era nella giusta posizione ma aveva anche lei 3 circolari!

    Se avessi potuto scegliere forse anch'io avrei scelto lo stesso il parto cesareo ma non vorrei rimanesse il mito di cosa molto semplice.

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    1. ti ho scritto un libro! Sorry :-O

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    2. Ciao Luciana, mi dispiace che sia stata così dura. Spero che adesso vada tutto bene.
      Grazie davvero dei consigli! Stiamo facendo posto alla piccoletta nella nostra vita, o almeno ci proviamo. Per adesso è A. che prova a venire a Roma dove abbiamo una rete di sostegno notevole tra famiglia e amici che, insieme al nido e a decisi progressi nella mia capacità di dire qualche "no" sul lavoro potrebbero rendere l'impresa fattibile.
      Se A non ci riuscirà, chiederò io il trasferimento a Milano dove però dovremo cavarcela da soli perché i genitori di A e quasi tutti gli amici vivono dalle parti di Varese (a circa un'ora di distanza). Al momento l'organizzazione è ferma a questo punto a cui si aggiunge la mia tendenza a prendere dalle mie generosissime amiche tutto quello che ci potrà servire dal trio alla culla, dalla bilancia fino ai vestitini e allo sterilizza-biberon. Abbiamo già invaso la cantina dei miei!
      Ops, ti ho risposto con un altro libro...

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