martedì 22 aprile 2014

Firenze a 33 giri ovvero Panze e vinili


Venerdì ore 18.30
C: Vacanza! Che facciamo, partiamo?
A: E dove vorresti andare?
Mezz'ora dopo avevamo due biglietti per Firenze per sabato mattina. 
E così siamo partiti all'ultimo secondo, prima che la panza diventasse troppo grande, per l'ultima Pasqua child free. 

Anche così, però, Piccolé ha avuto un ruolo determinante nel finesettimana. Come una formula magica, "aspettiamo un bambino", ci ha aperto tutte le porte. Quella degli Uffizi, per esempio, dove la coda chilometrica si è fatta da parte al nostro passaggio, per farci entrare subito nelle sale. E ci ha conquistato la simpatia degli osti (e la solidarietà per la mia deriva semi-analcolica) e dei venditori di dischi, tra i cui scaffali abbiamo passato quasi altrettanto tempo che davanti ai quadri di Botticelli. 

Siamo incappati infatti nel Record store day, la giornata dell'orgoglio del disco, e A non avrebbe mai rinunciato a battere il panorama dei negozi indipendenti del Granducato. Ne è uscito soddisfatto solo una volta conquistato un bottino di otto vinili (io conoscevo gli autori di appena un paio) e una maglietta. Alla fine è stato un modo divertente di evitare le orde dei turisti e immergerci in un pezzo di vita della città tra ragazzotti alla moda con i cuffioni nelle orecchie, pensionati appassionati di opera, ragazze solitarie, hipster in chiave toscana e nostalgici del rock anni 70.

Alla sera abbiamo aspettato un tramonto nuvoloso a piazzale Michelangelo per poi tuffarci in trattoria per rendere onore a crostini, ribollita e fiorentina.


Due indirizzi da ricordare:
Il caffè futurista Le Giubbe Rosse che ci ha salvati dalla pioggia battente con una cioccolata d'altri tempi (non tanto densa quanto nera e saporita) e la conversazione in dialetto dei vicini di tavolo, di professione bibitari dello stadio e ultrà renziani. Forse è solo a Roma che nei caffè storici ormai ci trovi solo americani e giapponesi. In piazza della Repubblica.

La trattoria I due G, dietro la stazione. Un posto gustoso e tradizionale, amatissimo dai ferrovieri (che sono un po' l'equivalente cittadino dei camionisti). In via Cennini 6.






4 commenti:

  1. La ribollita è assolutamente la mia parte preferita della Toscana. Mangio senza sensi di colpa, tanto la posso mangiare solo là... e non ci vado troppo spesso. :)))

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    1. Gnam che buona! A volte a Roma trovo il cavolo nero e tento vili imitazioni. Ma non c'è confronto

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  2. Concordo sui indirizzi culinari...a Giubbe Rosse prendemmo la cioccolata il 27 luglio del 1973 dopo esserci sposati in Palazzo Vecchio.
    2 G consigliatomi a suo tempo da mio fratello ferroviere: ottimo.

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