lunedì 7 luglio 2014

Neomamme e lavoro - io speriamo che me la cavo



- Ma ti hanno assunta? -
- Quindi lasci il lavoro, non ti vedremo più.-
- Ci mancherai! Vai a Milano? -
Le reazioni alla panza in un mondo lavoro-centrico come il mio non sono proprio incoraggianti. In tanti danno per scontato che non lavorerò più. Solo una mi ha detto: - Non ti preoccupare, goditi il bambino, tutto il resto in qualche modo si risolve. E poi il tuo capo è un buono, un gattone -. 

Non avrei mai pensato al super boss come a un 'gattone' ma in effetti è stata una della persone che finora mi sono state vicine sul lavoro, e questo fa sperare per il futuro. Anche perché, se mi guardo intorno, non ci sono molti altri segnali positivi.
Per esempio, tra le mie amiche che lavorano...

- Mamma 1- Piccola azienda familiare. Torna al lavoro portando con sé la bimba già a due mesi dal parto. La piccoletta sta con lei fino a quando non inizia a gattonare, diventa una specie di mascotte dell'ufficio, poi va al nido.

- Mamma 2 - Grande azienda italiana. Le scade il contratto dopo che annuncia di essere incinta, gliene fanno uno nuovo per pochi mesi e le dicono già che non lo rinnoveranno. Non rientra in ufficio dopo il parto, si reinventa un nuovo lavoro ma intanto risulta disoccupata e perde il diritto al nido.

- Mamma 3. Importante organizzazione internazionale. Durante la gravidanza riceve una promozione e nuovi incarichi stimolanti e impegnativi. Riprende a lavorare con il bimbo di tre mesi, può farlo da casa ma gli orari sono lunghi. Può permettersi una baby sitter fissa. Le tocca il primo viaggio all'estero mentre ancora sta allattando.

E io? Io speriamo che me la cavo.




Ps Ho dimenticato un'amica svedese, poco più avanti nella gravidanza di me. Lei avrà un anno di congedo retribuito e, a quel punto, il papà prenderà altri sei mesi per stare con il piccolo mentre lei torna al lavoro. 
Invidia nerissima, per tirarmi su ripenso alla battuta di uno dei film più divertenti che ho visto quest'anno In ordine di sparizione (molto pulp... pure troppo). A parlare è un killer norvegese: 
- Pensaci bene, non esiste luogo caldo con un buon welfare. Portogallo, Grecia, Spagna, Italia… tutti posti dove fa bel tempo. Infatti il welfare è pessimo. Sai perché? Dove c’è caldo basta raccogliere una banana -. 
E io che non ci avevo pensato, possiamo sempre cogliere banane!




5 commenti:

  1. Ahimè, è vero... laddove la natura offre molto, la civiltà si è organizzata a passi di tartaruga, sviluppo combinato dagli interessi di chi sfrutta i posti caldi come fossero colonie ancora oggi.
    E lo dico con triste e piena cognizione di causa dovuta ai 34 anni vissuti tra Brasile e Italia. Posti ricchi di ogni risorsa naturale e poveri di struttura di assistenza, posti dove la dignità umana viene spesso calpestata e addobbata per sembrare "vita semplice e felice", la "slow life" del cavolo! La banana è un buon esempio.

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    1. A. dice spesso 'Dai facciamo le valige e andiamocene per sempre', anzi da un po', quando abbiamo qualche scontro con la burocrazia o simili si limita a scrivermi 'Ci vediamo in aeroporto?'. Ma io, finché resistiamo, preferisco stare qui a "cogliere banane".
      A proposito, in bocca al lupo per il nuovo trasloco! Ci sono novità? Io tifo Roma

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    2. Il tuo A fa bene a buttare il sassolino. Pensare ad uno spostamento non è peccato! Sono dell'idea che resistere si può fino ad un certo punto.

      Vedi il mio caso. L'azienda di famiglia in una situazione regolare in un qualsiasi altro paese sarebbe cresciuta almeno 2 volte negli ultimi dieci anni, abbiamo investito, abbiamo buoni clienti (grandi), abbiamo prodotto proprio e competitivo e i nostri competitors sono multinazionali.

      Siamo riusciti a crescere di poco e a rimanere in gioco ma, attualmente, 70% (non è un dato approssimativo è stato calcolato quest'anno) di quanto facciamo ogni anno va via in tasse, lo stato è il "socio" peggiore che ci sia in questo periodo. Non abbiamo lavoratori a progetti, abbiamo solo 2 stagisti (stage remunerato e convenzionato regolare con l'università di Napoli) e personale a tempo indeterminato, avremmo bisogno e voglia di far crescere il personale ma i costi sono sostenibili da multinazionali, per noi sarebbe l'ennesimo sacrificio a rischio completo.

      Nonostante ciò, siamo pagatori precisini, abbiamo pagato addirittura 'per sbaglio' più tasse del dovuto ;(

      L'ironia sai qual'è? Non ho diritto ad un bel niente. Le mie figlie non hanno diritto a nessun tipo di copertura. Se facessi domanda per una scuola pubblica full time (che esistono quasi soltanto al nord) risulterebbero le ultime in graduatoria. Non c'è più l'idea del welfare vero, paritario, che offra a tutti le stesse possibilità. Qui, se stai 10 centesimi oltre la soglia delle coperture, ti etichettano come "probabilmente ricco" e ti tolgono anche le mutande! C'è gente che a pochi metri dalla frontiera con l'Italia guadagna assai meno di noi e campa ben 3 volte meglio in qualità di vita complessiva.

      Quindi, questo per dire che l'aeroporto non è la prima via d'uscita da provare ma non è nemmeno l'ultima!

      ps. Per il trasloco si sta configurando Milano ma la verità è che io e mio marito abbiamo avuto davvero poco tempo per parlarne, quando si sta insieme ci sono tante priorità che pure la decisione principale viene sempre rimandata alle vacanze. La distanza e' un guaio, ne sai qualcosa anche tu mi sa ;)

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    3. Coraggio! Mi sembra un'ottima idea parlarne quando siete rilassati in vacanza, è una decisione così grande

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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